La violenza, nelle sue molteplici forme e manifestazioni, è un vulnus
che affligge il genere umano fin dalle origini arrivando fino a oggi senza
soluzione di continuità. Giovani e adulti ogni giorno continuano a subire
minacce, oltraggi e discriminazioni per il colore della loro pelle; bambini,
donne e uomini muoiono in mare mentre stanno fuggendo da carestie, scontri
armati, persecuzioni politiche e religiose; ragazze e ragazzi in età
adolescenziale si tolgono la vita perché bullizzate/i da parte dei loro pari;
bambine vengono date in sposa a uomini sconosciuti e assai più grandi di loro,
perdendo ogni margine di libertà e di speranza per un futuro desiderabile. A
partire da queste considerazioni, i saggi qui raccolti hanno l’intento di
indagare le violenze di genere nella loro poliedrica e mutevole configurazione,
violenze che colpiscono sia donne che uomini, specialmente nel momento in cui
vengono meno alle regole imposte dalla cultura dominante e decidono di seguire
progetti di vita non stereotipati, sfidando le logiche della cultura sessista e
di quelle vecchie e nuove ideologie caratterizzate da forme di autoritarismo,
di esclusione e di negazione delle libertà. Attingendo al paradigma della
complessità e guardando alla formazione di un “nuovo umanesimo”, attraverso
un’analisi critico-riflessiva si avanza una serie di proposte che si collocano
all’interno di un sistema integrato di interventi ed azioni rispetto ai quali
la Pedagogia sociale e di genere assume un ruolo specifico e fondamentale. Il
sapere e l’agire pedagogico, infatti, hanno il compito di creare le condizioni
per progettare e attivare percorsi educativi capaci di generare nuove formae
mentis e nuovi comportamenti relazionali tra i generi basati sull’accettazione
dell’altro/a da sé, su una cultura della non violenza, del rispetto reciproco,
della parità e della dignità di ogni essere umano.
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